Viale Umbria: non solo traffico, anche storia e arte (parte seconda)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso numero abbiamo iniziato una passeggiata in viale Umbria, che ci ha portato da piazzale Lodi fino all'incrocio con lo Strettone, odierne vie Muratori e Tertulliano, da cui ripartiamo per completare la nostra esplorazione.

Proseguendo nel nostro percorso, sul lato dispari troviamo alcuni interessanti edifici: il civico 37, ornato con graziosi fregi, ed il civico 39, anch'esso dotato di fregi realizzati però in uno stile più ricercato; poco dopo, il civico 45 ci offre la vista di un'elegante colonna di verande, di cui quella al primo piano è ornata di vetrate policrome. Prima dell'incrocio con il viale Cirene e la via Tito Livio, il civico 49 è dotato di due portoni ad arco molto eleganti, uno dei quali è contornato da due lesene e sovrastato da un piccolo frontale. Questo incrocio ci offre anche la vista dell'elegante alberatura che conduce a piazza Libia, secondo lo schema a croce disegnato dal piano Beruto del 1885.

Superato l'incrocio, sulla destra sorge un edificio residenziale, dal nome altisonante (Giardini Umbria 52), sorto al posto di un'antica cascina circa vent'anni fa. A questo punto il lato destro non offre palazzi di grande interesse, ma solo buoni esempi di case costruite in varie epoche secondo i rispettivi stili, finchè si giunge al civico 60, edificio liberty in cui risaltano i fregi che rimarcano i contorni delle finestre.
Sul lato opposto, l'edificio all'angolo con via Comelico, ora parte dell'Università degli Studi, è dotato su un lato di una tettoia liberty in ferro battuto; poco prima di questo edificio, il civico 61 offre un altro elegante esempio di palazzo liberty.

A questo punto troviamo due edifici che, per quanto diversi tra loro, segnano la storia della nostra zona. Sul lato destro del viale, infatti, sorge la palazzina del comando dei Carabinieri, che però dai milanesi viene ancora chiamata Collegio Armeno-Mechitarita, riferendosi alla destinazione originaria di questo edificio costruito nel diciannovesimo secolo per ospitare i religiosi armeni di fede cattolica (appunto, i mechitariti) e dare loro un'istruzione; nel mezzo, sullo spartitraffico, si trova il mercato comunale coperto, o meglio "Mercato rionale", come ancora recita l'insegna che ne sovrasta l'ingresso: antenato dei centri commerciali, pare purtroppo prossimo alla demolizione a causa della sua posizione scomoda ai fini della realizzazione di una corsia riservata ai mezzi pubblici.

L'incrocio con la via Maestri Campionesi, come ho già ricordato in altra occasione, ospitava fino a una settantina di anni fa l'Osteria della Cazzoeula, dove si fermò tra gli altri un giovane Carlo Goldoni, e dove ebbe inizio, in un pomeriggio dell'estate 1851, la vicenda di Amatore Sciesa conclusasi con il famosissimo "Tiremm Innanz".
Sempre sull'incrocio sorge il civico 72, un esempio di edificio liberty sulla cui facciata risalta un elemento molto usato in altri paesi d'Europa ma non altrettanto in Italia: il bow-window; poco più avanti si trova, al civico 80, un edificio liberty dotato di timpani; sull'altro lato, all'angolo con via Perugino, si fronteggiano due edifici liberty ornati da ampi balconi scolpiti, come pure dopo gli eleganti edifici moderni siti ai civici 99 e 103, l'ultimo edificio, che si affaccia sulla piazza Cappelli, è anch'esso un dignitoso esempio di liberty, arricchito da una serie di fregi al piano nobile.

A questo punto gli spazi aperti hanno il sopravvento sugli edifici, e così sulla sinistra si estende il parco Formentano, in cui si trova la notissima palazzina Liberty, e sulla destra si trova l'area soggetta a trasformazione in Biblioteca Europea, che ospitava lo Scalo e la Stazione Ferroviaria di Porta Vittoria, nata nei primi decenni del ventesimo secolo, per servire il mercato generale ortofrutticolo ed in seguito utilizzata anche per il trasporto viaggiatori.
Dopo l'incrocio con via Cena, si trovano le casette dei ferrovieri, di cui ho già trattato in un precedente articolo, ed infine, dopo la strada privata su cui le stesse si affacciano, l'edificio più che centenario che fa angolo con corso XXII Marzo, che chiude anche il viale Umbria.

Siamo così giunti al termine della nostra passeggiata, in cui abbiamo incontrato personaggi del passato ed edifici del presente, il tutto a confermare che viale Umbria è tutt'altro che un anonimo vialone di periferia, come qualcuno vorrebbe lasciar intendere.